Io e Roberto Saviano

Martedì 6 dicembre 2016 ho visto, ascoltato e incontrato Roberto Saviano.

In mattinata ha tenuto una lezione di un’ora nell’Aula Magna Santa Lucia dell’Università di Bologna, davanti a un migliaio di studenti, che gli hanno dimostrato stima e affetto, con anche una standing ovation finale.

Nella sua lectio, intitolata “Il racconto del reale. La narrazione del Potere tra il web e la strada”, ha trattato diversi argomenti, sottolineando in particolare la potenza delle parole.

Ha mostrato quanto è potente un lettore, ancor più di uno scrittore, e quanto è importante l’aspetto comunicativo nel rapporto tra le persone, specialmente tra le persone comuni e chi detiene il potere. E in particolar modo quando entrano in gioco i social, dove si perpetua la superficialità e la sbagliata regola del “tutto e subito”.

A questo proposito Saviano ha invitato i giovani presenti a “smettere di essere banali, semplici, superficiali”, a “cercare invece di essere complessi”, a “ricercare la bellezza della complessità”, perché “voi potete cambiare le cose, dovete darvi il tempo di approfondire le cose, per capire”.

Ha portato esempi, tra cui la campagna elettorale di Trump o l’organizzazione narcotrafficante dei talebani o il bullismo, e ricordato Malala, Anna Politkovskaja, Giovanni Falcone, Giacomo Matteotti, Umberto Eco e molti altri punti di riferimento.

E ha concluso il suo intervento, citando la poetessa bulgara Blaga Dimitrova: “Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diventa un sentiero.”

In serata Saviano ha incontrato i lettori bolognesi presso la Feltrinelli di Piazza Ravegnana. Dopo una breve presentazione del suo ultimo romanzo, “La paranza dei bambini”, ha firmato le copie del libro e stretto la mano alle tante persone venute per incontrarlo, scambiando spesso qualche parola con loro.

Nel particolare, al sottoscritto, ha rivolto alla fine, dopo una breve conversazione, un invito: “impegnati sempre, per il tuo bene, e soprattutto, per il bene degli altri!”.

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